Non solo California e Giappone: anche l’Italia, e in particolar modo la Sicilia, potrebbe essere il teatro di una sorta di ‘Big One’, ovvero un terremoto di intensità devastante molto probabile ma, ovviamente, impossibile da prevedere nel tempo. È l’allarme lanciato da Mario Mattia, vulcanologo dell’Ingv di Catania, che spiega: «Non possiamo sapere quando, ma in futuro potrebbe arrivare un terremoto fortissimo e devastante, capace di seminare distruzione e morte».
Potrebbe sembrare un allarme apocalittico ed eccessivo, ma si basa sulla sismicità storica di gran parte della
La pericolosità sismica, in più zone della Sicilia (ma soprattutto nella parte orientale dell’isola), è d’altronde innegabile. A rendere potenzialmente devastante un terremoto di forte intensità, però, sono altri fattori. «L’ultimo evento sismico notevole, quello del 1990, purtroppo causò tredici vittime nella zona di Carlentini è solo un esempio di ciò che può succedere e fu, anzi, un terremoto relativamente piccolo (magnitudo 5.6) che in altre parti del mondo non avrebbe creato danni» – spiega ancora il vulcanologo dell’Ingv – «Pensate ad un terremoto di magnitudo 7.5, come quello che è stato stimato nel 1693. In città come Catania, Ragusa e Siracusa, dove per tanto tempo si è costruito in modo dissennato, potrebbe fare dei danni anche difficilmente immaginabili. Negli anni ’50, un sindaco di Catania fu accolto dalla folla festante perché a Roma riuscì a ottenere la declassificazione sismica del capoluogo, dando così la possibilità di sviluppare l’attività edilizia anche in provincia di Catania, ma senza rispettare i criteri antisismici. Per questo, gran parte della città oggi risulta estremamente vulnerabile».
La pericolosità sismica di Catania deriva non solo dal contatto tra la placca africana e quella euroasiatica, ma anche dall’attività dell’Etna. Il vulcanologo dell’Ingv spiega infatti: «L’Etna continua la sua attività, lo dimostrano le ultime scosse di origine vulcanica e il degassamento da tutti i crateri. Questo significa che il magma si trovi a livelli molto superficiali. Nessun allarmismo, ma questo fa riflettere su come nei prossimi mesi o anni, ci sarà una eruzione di cui non possiamo prevedere l’entità».